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Le mie pubblicazioni sui quotidiani

Non si chiama Costantinopoli, ma Istanbul

 Nonostante siano passati 568 anni, ancora continuano a chiamare Istanbul col suo vecchio nome ormai desueto e irreale. La città è musulmana ed ha avuto un continuo splendore, cui solo Roma può eguagliare. Dovete farvene una ragione.

Si chiama Istanbul, ed è stata capitale dell'impero Ottomano. Una grande realtà che ha fatto la storia non solo geografica, ma anche politica, storica e scientifica del mondo intero.

Non elenco la storia, chi è realmente interessato alla conoscenza può cercare, il resto dei leggenti può anche fermarsi qui.

Continuano a chiamarla Costantinopoli come se volessero esorcizzarla e farla tornare a vivere, come se avessero il potere di cambiare la storia perché non è andata come avrebbero voluto. Accettare che un musulmano possa averla vinta su un altro, per molti di questi giornalai, è come oltrepassare un limite da cui non si torna indietro e che non doveva essere oltrepassato.

Invece, il limite, che costoro vorrebbero porre, è stato superato ben secoli addietro e le loro sguainate parole di restaurazione cadono nell'oblio.

Ogni volta che si nomina l'Islam, o qualcosa che ha che fare con l'Islam in Turchia e specialmente a Istanbul si tirano fuori argomenti, fatti e storia ormai passata, andata, desueta, morta.

E' successo con l'ascesa al potere di Erdogan, presidente factotum della Turchia e, per sfortuna loro, musulmano. Vero è che sfrutta la religione a volte per consolidare il potere, ma ditemi voi, cari giornalai, qui siamo messi meglio?

C'è gente che cammina con i rosari in mano, li bacia parla di religione e non comprende assolutamente nulla del messaggio di Cristo. Volesse intendere, non sparlerebbe a casaccio d'immigrazione. O alcune signore che dicono di essere italiane, donne e cristiane.

Cattoliche, forse dovrebbe dire, visto che il suo credo è cattolico, ma può capirne la differenza avendo sulle spalle un divorzio, con figli avuti da relazioni fuori il sacramento del matrimonio?

Prima di guardare la pagliuzza nell'occhio altrui, cercate di togliervi la trave che avete non in uno ma in entrambi gli occhi forse, gli argomenti che vorreste trattare potrebbero prendere un altro senso.

E non parliamo di cosa è successo quando il turco ha deciso di riaprire Haja Sophia. Neanche fossero gli inquisitori spagnoli che bruciavano libri di conoscenza a favore dell'ignoranza e della sottomissione all'avido e ipocrita potere dell'uomo travestito da monaco. Blasfemia, rogo!

In Italia articoli su articoli, trasmissioni, documentari, dicendo e affermando che a Costantinopoli, quella era una basilica. Era, appunto. A Costantinopoli che adesso non esiste più. Pensate voi giornalai, cosa era il Pantheon prima che arrivasse il potere temporale della chiesa. Lo sapevate?



E ancora in questi ultimi giorni, in maniera meno esagerata ma sempre spinta in questa direzione, quando hanno saputo, i nostri giornalai, che in piazza Taksim, Erdogan ha voluto con forza aprire una masjid.

Apriti cielo di nuovo, tutti a esaltare la piazza come il monumento alla laicità dello stato repubblicano turco adesso inquinato dalla religione del dittatore restauratore dell'impero ottomano. Ma avete mai saputo dove fosse prima di 10 giorni fa? Me lo chiedo.

I giornalai nostrani conoscono così bene la storia della Turchia dimenticandosi di quella italiana? Né l'una né l'altra. Della storia turca non conoscono assolutamente nulla. Si sono spiegati perché Ataturk salì al potere e chi lo "infilò" a Istanbul? E il desiderio della popolazione turca a voler vivere la propria religione, non lo mettete in conto?

Dimenticano però, la storia italiana che ci mostra come la chiesa ha "requisito" templi dediti al culto pagano per il cristianesimo e come uomini al potere, da Giolitti, passando per Mussolini e finendo a quelli di oggi, usano la religione per i loro effimeri scopi politici.

Non dovrebbero dimenticare ciò che accade a casa propria e parlare di altri, non è buona informazione. Come fidarsi di questi personaggi? Si può credere a chi travisa, corrompe la storia e l'informazione riesumando cadaveri morti nel lontano 29 maggio 1543?

Invito alla Conferenza sulla Pace di HWPL

 Invitato alla conferenza annuale sulla Pace di HWPL che quest'anno si è tenuta online.


Conferenza tenutosi il 25 Maggio 2021






Social diventati oggetto di controllo delle masse

 

All'inizio tutti fummo presi dalla novità e ci iscrivemmo in massa non conoscendo bene dove questa azione ci avrebbe portato.

Si pensava fosse un mezzo di comunicazione libero dove tutti potevano esprimere la propria idea e il proprio pensiero. Si poteva conoscere gente da ogni parte del mondo e avere libero scambio di idee e pensieri.

Lo è stato per un po’ ma dopo qualche tempo, si è notato che, come succedeva nei bar o nelle piazze, le parole potevano esser pesanti e creare situazioni incresciose.

Questo ha portato a dei cambiamenti introdotti un poco alla volta in queste nuove piazze virtuali, con la conclusione che è negato il diritto di replica e quindi la libertà di pensiero e opinione. Perché è un privato che gestisce cosa sia giusto e cosa sbagliato e troppo spesso, il privato, è un'azienda che deve fatturare, quindi facilmente corruttibile e vendibile al miglior offerente, con il risultato minimo che le nostre informazioni sono utilizzate per scopi poco edificanti o che molti utenti possono essere pilotati inconsciamente verso un'opinione su un avvenimento che è accaduto e deve accadere.



Tutto questo inizia a non essere accettabile, perché se sei fuori dal pensiero dominante, sei automaticamente escluso e non hai diritto di replica. Il sistema è fatto per non poter richiedere il tuo diritto, anche se ci sono link, pagine e altre diavolerie, tutto è formulato in modo da scoraggiare a fare qualsiasi dimostranza. E se riesci a farla la notizia del tuo caso ti arriva dopo forse una settimana, quando tutto ormai ha perso ogni valore.

Non sono d’accordo su questo. Ognuno ha il diritto di dire ciò che pensa e ognuno ha il diritto di sbagliare e subirne le conseguenze.  A proprie spese ma deve avere il diritto di replica anche se continua all'infinito.

Nelle piazze reali e nei bar, quando si discuteva o si era convinti della propria idea e si andava fino in fondo avendo la giusta conoscenza e la consapevolezza che questo poteva portare anche a 4 scazzottate, oppure te ne stavi zitto in disparte.

Questo ti faceva capire di che pasta eri e che non tutti potevano essere quelli che conoscevano e avevano gli argomenti per supportare e affrontare un discorso, oppure capivi se eri in grado di menare più degli altri o semplicemente non era argomento per te e quindi te ne stavi in silenzio. Perché nel mondo ognuno ha il suo posto e la sua linea da seguire, non tutti possono essere Ercole e Seneca al contempo.

Adesso invece tutti sanno di tutto. Ma non come i pettegolezzi delle viuzze dove c'era chi sapeva a parlava di tutti e chi ascoltava e sghignazzava. Almeno quelli erano dei ruoli ben definiti, oggi, tutti credono di essere storici, intellettuali, critici, politologi e nessuno sa neanche come si prende una zappa in mano.

L'effetto social,voluto e cercato da chi deve massificare e rendere tutti uguali e simili per controllare meglio e indirizzare dove si vuole:  oggi a favore del rosso e domani a sostegno del nero, non importa cosa tu pensi, sei solo uno schiavo social che acconsenti che pochi possano indirizzarti e governarti con il tuo bene placido.