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Art. pubbl. per il DailyMuslim sul Milite Ignoto per i 100 anni

 Cento anni del "Milite Ignoto"



Ieri ricorreva, in Italia, il primo centenario del "Milite Ignoto".

Molti probabilmente non conoscono cosa significano quelle due parole per il nostro Paese, non solo cittadini che non sono nati in Italia, ma anche molti italiani, specialmente le nuove generazioni.

Le parole Milite Ignoto derivano dal latino Ignoto Militi che significano "il Soldato Sconosciuto" e si riferiscono a tutti gli uomini in divisa morti in battaglia e mai riconosciuti con il loro nome e cognome.

L'idea in Italia di creare una tomba che ricordasse tutti i soldati morti in guerra e mai più riportati nelle loro famiglie, fu del colonnello Giulio Douhet, verso la fine della Grande Guerra, con l'intenzione di seppellirlo al Pantheon.

Successivamente, l'idea venne proposta al Parlamento italiano nel Giugno del 1921 con Presidente del Consiglio Giolitti, poi passata in legge il 5 e l'11 Agosto dello stesso anno; ma non fu più il Pantheon il luogo di sepoltura, perché esso era destinato ad artisti e ai Re d'Italia. Venne scelto l'Altare della Patria, dove erano presenti le insegne della vittoria della Prima Guerra e vi era la statua della dea Roma.

Si decise sempre nelle stesse sedute nei parlamenti, di tumulare la salma il 4 Novembre, anniversario della vittoria. Per scegliere la salma che rappresentasse il soldato, fu indetta una ricerca delle salme su 11 campi di battaglia: Rovereto, Massiccio del Pasubio, Monte Ortigara, Monte Grappa, Conegliano, Cotellazzo- Caposile, Cortina d'Ampezzo, Monte Rombon, Monte San Marco, Castagnevizza, MonteErmada. Le salme furano scelte quasi tutte da fosse trovate sotto croci o elmetti che indicavano una sepoltura senza nome e segni di riconoscimento.

Le salme furono poste in 11 bare di semplice legno grezzo e senza nessun riconoscimento, furono portate nella Basilica di Aquileia, Udine. Alla presenza di tutti gli ordini militari e delle alte cariche il 28 Ottobre una madre di un soldato deceduto in guerra e mai ritrovato, la signora Maria Bergamas, scelse la bara che sarebbe stata portata a Roma per rappresentare il Milite Ignoto.

Durante la cerimonia e la scelta della signora, la commozione fu talmente grande che non si udì un sibilo, non un respiro e per giorni le persone non proferiron parola. La salma scelta, fu portata a spalla nel silenzio più assoluto, rotto solo dai comandi degli ufficiali che stentavano e si sforzavano per far uscire dalle loro bocche il fiato per i comandi di rito, sino ad un treno che sarebbe partito per direzione Roma.

La stazione di Udine e tutte la stazioni, compresi i tratti ferrati fino a Roma furono pieni di italiani che con fiori, bandiere, preghiere, saluti di rispetto, resero omaggio alla salma che compiva il suo ultimo viaggio per il luogo dove avrebbe riposato in eterno. Il treno impiegò ben cinque giorni, dal 29 Ottobre al 2 Novembre, per giungere a Roma. Viaggiava a una velocità lenta proprio per permettere a tutti gli italiani, veri italiani, di salutare chi il padre, chi il fratello, chi il figlio, un parente un amico, lo sposo partito e mai più tornato.

Anche all'arrivo a Roma, la stazione Termini non era differente dal tragitto compiuto dal treno. Uomini che conoscevano l'onore e la virtù, italiani fieri di esserlo erano tutti a dare l'estremo saluto alla Milite Ignoto.

Il giorno della sepoltura, come stabilito, fu il 4 Novembre. Nella piazza antistante vi erano le rappresentanze di tutte le armi e della società civile italiana. Con tutti gli onori venne seppellito il corpo senza nome sotto la statua della dea Roma con una scritta in latino, una perenne corona di fiori e due guardie militari a turno di tutte le armi italiane che ne ricordassero il valore, il sacrificio e l'onore di tutti quegli uomini partiti in battaglia e mai più tornati: Ignoto Militi.

Doveroso ricordarlo e far conoscere il perché del Milite Ignoto, non solo a noi italiani, che oggi dovremmo rispettare ancor di più, perché grazie a quegli uomini abbiamo questo futuro, futuro che è mancato proprio a loro che hanno lottato per averlo migliore e soprattutto farlo conoscere a tanti nuovi italiani, a tanti che vogliono essere italiani e vivere nel nostro paese, per fargli comprendere il sacrificio fatto da milioni di uomini morti e molti senza poter far ritorno a casa, per dare un Paese come quello che si ritrovano oggi, scelto nel bene o nel male emigrando dalla loro casa lontana e sempre presente nel cuore.

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