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Le mie pubblicazioni sui quotidiani

L'attacco alla moschea in Francia per i media italiani, non è un attentato


Dieci giorni giorno fa, in Francia, alla grande moschea di Colmar, uno squilibrato, come riferiscono uno o due media italiani, si è lanciato contro l'edificio tentando di sfondare il muro della moschea, e non se ne comprende, almeno cosi riferiscono le autorità, il motivo.

Questo è quello che c'è dato sapere nel nostro paese. Infatti, per avere più informazioni bisogna o sfogliare i media francesi e inglesi oppure quelli musulmani. Io come presidente di ANMI, ho voluto attendere qualche tempo, per vedere se ci fosse stata la stessa risonanza d'informazione che capita quando a lanciare una macchina o autocarro sia un musulmano, e di conseguenza, la notizia è trattata in modo molto diverso.

Fosse stato un musulmano, anche se squilibrato, come si dice del francese, di certo i media italiani sarebbero pieni di titoloni inneggianti all'assioma musulmano terrorista, e per giorni e interi pomeriggi tutti ad accusare e a provocare allarmismo verso noi musulmani.

Valutazioni e commenti opposti e che influenzano il pubblico in maniera differente e drogano la realtà dei fatti. Fa comodo oggi avere un nemico per scaricare tutte le inefficienze della governance incapace di risolvere problemi e aiutare le persone bisognose. E i media servono all'occorrenza per far dimenticare i colpevoli e accusare gli innocenti. Malcom X insegna: "Se non state attenti, i media vi faranno odiare le persone che vengono oppresse e amare quelle che opprimono."

In fine cos'è accaduto? Uno squilibrato, ripetiamo la versione drogata di islamofobia francese, si è lanciato prima della preghiera del tramonto, contro uno degli ingressi della moschea, sfondando il cancello e un muro dell'edificio, distruggendo inesorabilmente la sua C4. In termini tecnici inerenti all'ordine pubblico, ha compiuto un attentato contro la moschea e comunità musulmana del luogo.

Le parole di Saoudi Samah, segretario del luogo di culto: "Abbiamo sentito un rumore di auto, pensando fosse un incidente, poi un secondo forte rumore accorgendoci dell'auto che ha sfondato il muro della nostra moschea." Continua il segretario: "Se fossimo stati in preghiera, sarebbe stata una strage."

Subito i fedeli, impauriti, pensando a ciò che è accaduto in Nuova Zelanda, hanno cercato riparo e chiamato la polizia, che giunta sul posto, ha arrestato lo pseudo matto, senza rilasciare nessuna informazione, almeno sino a oggi.

Sembra che in Francia vada di moda per chi voglia colpire noi musulmani lanciarsi con le auto contro i fedeli o moschee, poiché sia nel 2018 contro la moschea Al Wifaq nel villaggio francese di Mons-en-Baroeul vicino a Lille e sia nel giugno 2017, un altro squilibrato per i media, tentò di guidare un'auto in mezzo alla folla di musulmani usciti da una moschea di Parigi.

Le Donne Musulmane



L’Immaginario comune dei nostri paesi vuole che solo la donna occidentale, sia l’unica ad aver ottenuto la piena emancipazione in tutti i settori della società, rispetto a tutte le altre donne del resto del mondo, specialmente rispetto alla donna musulmana. Immaginario che continua a ripetere come un mantra, che in paesi, di religione musulmana, la donna sia soggiogata e chiusa nelle quattro mura domestiche, al servizio del fantomatico uomo padrone.
Esporta la sua idea, in ogni angolo del mondo, che solo la donna occidentale e, soprattutto quella non credente sia libera da ogni costrizione e obbligo verso l’uomo padrone, accusando in particolar modo, di maschilismo, il mondo musulmano.
Non sapendo che nel corso del tempo, le donne musulmane, hanno avuto un’importanza fondamentale nella crescita della società, avendo una rilevanza alla pari e se non superiore agli uomini e riuscendo a essere promotrici di cultura, politica e socializzazione.
Sono state fondamentali quando le donne dell’occidente erano costrette a nascondersi perché cacciate di stregoneria, sono state fondamentali quando sempre nel moderno e avanzato occidente, erano rilegate a essere semplici dame di compagnia, a essere decisive nelle scelte politiche e di governo del proprio paese, dall’inizio sino ai giorni nostri: come la pakistana Benazir Bhutto, che fu eletto primo ministro all’età di 35 anni. Governò il duo popoloso paese negli anni dal 1988 al 1996.
Le bengalesi Khaleda Zia, e Shaykh Hasima Wajed, due donne primo ministro dello stesso paese, la prima ben due volte, negli anni novanta e nei primi del duemila, la seconda, primo ministro durante il primo decennio del secondo millennio. Essa è considerata tra le prime donne più potenti al mondo, e ricopre un ruolo importante nel Council of Women World Leaders.
In Indonesia, che è la nazione più popolosa a maggioranza musulmana, con il primo ministro Megawati Sukarnoputri dal 2001 al 2004, ora presidente del partito democratico indonesiano.
Roza Isakovna Otunbayeva presidente del Kirghizistan dal 2010 al 2011. In precedenza fu ministro degli Esteri e capo del parlamento per il partito socialdemocratico del suo paese.
Anche in Africa, le donne musulmane hanno lasciato traccia alla guida dei loro paesi: Aminata Touré, primo ministro del Senegal dal 2013 al 2014, e Cissé Mariam Kaïdama Sidibé, primo ministro del Mali dal 2011 al 2012.
In Turchia, con Tansu Çiller, nata a Istanbul, laureata nella sua terra e in due università statunitensi, tra cui Yale, fu primo ministro dal 1993 al 1996, continuando poi come deputata per altri anni. Anche lei fa parte del Council of Women World Leaders.
E sempre di origini turche, ma a Cipro Sibel Siber ha prestato servizio come primo ministro della Repubblica Turca di Cipro del Nord dal 2013 al 2015.
Anche in Europa ci sono state donne politiche musulmane d’importante rilevanza: Atifete Jahjaga, terzo presidente dal 2011 al 2016 del Kosovo, e Sayeeda Warsi, prima donna ministro musulmana a sedere nel governo inglese. Essa fece scalpore quando si dimise per la posizione poco convincente assunta da Londra sul conflitto di Gaza del 2014.
E non solo nei paesi musulmani le donne di fede coranica hanno ricoperto questa figura importante, in nazioni come le Mauritius e come Singapore, rispettivamente Amenah Gurib e Halima Yacob, hanno avuto il compito di svolgere il capo del loro stato.
Nell’antichità, quando il medio evo declassificava la donna in Europa, in Asia, a nuova Delhi dal 1205 al 1240, una donna fu sultano: Raziyya. Essa volle essere chiamata Sultano e non con il termine al femminile, che la sminuiva, e in particolare lei vestiva maschile per rafforzare il suo dominio sulla corte e sul popolo.
Fondò scuole, accademie, centri di ricerca e biblioteche pubbliche.
Donne, che in politica, hanno avuto il posto più alto di rappresentanza e comando, svolgendolo al pari se non meglio dei colleghi uomini, com’è sempre stato tra i musulmani. Donne che di sicuro non hanno nulla da imparare dall’immaginario occidentale che le vuole chiuse in casa e agli ordini degli uomini. Donne che hanno avuto potere, in paesi non occidentali e musulmani, prima che in quei paesi dove l’immaginario comune non è riuscito ancora a esprimere un presidente o un primo ministro donna.
Nel Corano, con due versetti specifici, la donna non è creata dall’uomo ma, insieme con esso.
Non c’è nessun musulmano che segue il suo credo che possa pensare il contrario. Dai tempi in cui la società musulmana, iniziava a formarsi le donne scandivano la vita, i modi e l’importanza del presente.
Il primo martire fu una donna: Sumayyah bint Khayyat, non un uomo come spesso accade nei racconti di avvenimenti dell’occidente, e la prima donna che poteva dare conferma delle parole e quindi delle leggi musulmane fu la moglie del Profeta, Dio lo abbia in gloria, Aisha bint Abu Bakr. Come la prima credente fu Khadija bint Khuwaylid, la prima moglie di Muhammad, Dio lo benedica.
E non solo all’alba della nascita dell’Islam, in seguito, riscontriamo sempre la figura femminile in fasi cruciali e importanti. Durante il regno degli Abassidi, furono istituiti gli harem, che non sono quello che normalmente si pensa, ma luoghi ove le donne dei potenti, della famiglia e dell’entourage dei governanti si ritrovavano per discutere e dare consigli decisivi, sulla guida sia politica sia fisica dell’impero musulmano.
Esempio di rispetto della legge e attaccamento alle osservanze fu Nusayba Ka’b bint Al-Ansariyah, uno dei primi avvocati per i diritti delle donne musulmane. Lei chiese a Muhammad, che Dio lo benedica: “Perché Dio si rivolge solo agli uomini nel Corano?”, suscitando scalpore nei fedeli, tranne che nel Profeta, che dopo aver scambiato opinioni con lei, ricevette la rivelazione di alcuni versetti che affermavano l’uguaglianza delle donne con gli uomini.
E nella scienza e cultura, dai tempi passati ai giorni nostri, le musulmane sono state sempre innovatrici e portatrici di sapienza: la prima università al modo, fu pensata, creata e gestita da Fatima al-Fihri. Investi tutto il suo denaro per un’opera di bene per la comunità: la moschea Al Qarawiyyin, che si trasformò in Università nell’859. E prima di lei poetesse, studiose e mistiche: Rab’ia al-Adawiyya, iraqena dell’ottavo secolo, che approfondì da mistica il concetto di “Divino amore” verso Dio l’altissimo. Era nata schiava, e una notte, chi ne aveva la proprietà, vide una luce intensa sopra la sua testa senza essere mantenuta da qualcuno o qualcosa, mentre lei faceva la preghiera. A quella visione la rese libera.
Celebre è la risposta che lei dava a chi la vedeva camminare per strada con un secchio d’acqua in una mano e una candela nell’altra: “Voglio dare fuoco al cielo con questa fiamma e spegnere il fuoco dell’inferno con questa acqua, in modo che le persone cessino di adorare Dio per paura dell’inferno o per tentazione del cielo. Bisogna amare Dio perché Dio è amore “.
O la nigeriana principessa Nana Asma’u (1793-1864), poeta e insegnante. Parlava correntemente arabo, fulfulde, hausa e amache, era esperta in testi e opere in arabo, greco e latino classico. Nel 1830, formò con altre donne insegnanti, un gruppo che viaggiava in tutta la regione per educare le donne che non potevano permettersi gli studi. Ancora oggi è un punto di riferimento per le donne africane.
Non dimenticarsi di Shirin Ebadi, iraniana. Fu Capo della Giustizia del suo paese e premiata con il Premio Nobel per la Pace nel 2003, la prima donna musulmana a ricevere tale premio. Anche Maryam Mirzakhani, matematica iraniana, ricevette la Medaglia Fields nel 2014 per i suoi studi, prima donna in assoluto a ricevere questo premio.
Anche nello spazio le donne musulmane si sono fatte valere: Anousheh Ansari, statunitense, nel 2006, divenne la prima di fede musulmana nello spazio.
Grandi esempi di come l’Islam è la legge della pari opportunità e uguaglianza tra tutti. Esempi di donne che si sono fatte conoscere, per la loro bravura, per il loro sforzo di essere all’altezza dell’impegno preso, cercando di portarlo a termine nel migliore dei modi. Esempi di grandi donne, che sono supportate e circondate da tante altre donne musulmane che compiono il loro dovere impegnandosi al meglio, giorno dopo giorno lontane dai riflettori, avendo spesso anche una famiglia da portare avanti.

CS su Imam che nega divorzio perché "esercita per hobby"




Nella nostra quotidiana opera di aiuto per la comunità musulmana, ad ANMI è giunta l’ennesima situazione molto sgradevole da gestire, per la comunità musulmana italiana. Situazioni che purtroppo avvengono troppo spesso: imam che si autodefiniscono e si autocelebrano come tali, che rifiutano di aiutare sorelle italiane in estrema difficoltà ,per divorziare da arabi spesso compiacenti (se non complici) di questi imam fai da te. La cosa grave è stata che questo sedicente imam, ha detto alla sorella italiana, la quale si era recata per aiuto e conforto: "Io sono imam per hobby in questo centro islamico, quindi non posso fare ciò che mi chiedi".

ANMI resta ferma sul fatto di dover assolutamente disciplinare queste figure e questi matrimoni con un accordo dello stato, per far si che non si ripetano più situazioni sgradevoli, e che ci sia tutela per tutte le parti.


DICHIARAZIONI DEL PRESIDENTE

Raffaello Yazan Villani:

“ Da qualche giorno, una nostra associata, mi ha portato a conoscenza di un caso, purtroppo molto frequente, di una ragazza italiana musulmana, che cerca di risolvere un problema di divorzio con il marito avuto in precedenza.
Questo contratto di matrimonio è stato stipulato nel Centro Islamico di Catania, da una persona che si dichiara imam di tale centro.
Ho il dovere di spiegare che, tutti questi matrimoni per la legge musulmana non sono totalmente validi.
Le ragioni: una di queste è che questi personaggi non sono imam, ossia non hanno nessuna qualifica per esserlo (più del 90% in Italia), e soprattutto non sono 'Qadhi', ossia figure giuridiche preposte al ruolo di sentenziare sui contratti di matrimonio,secondo il diritto musulmano;


La più importante è che questi contratti di matrimonio non possono essere resi validi, in un paese come l'Italia, poiché nessuna autorità legislativa li ha resi conformi alla shari'ah.
Significa che in ogni paese musulmano, questi contratti hanno valore sia civile sia religioso, e sono registrati negli uffici preposti del governo, e il matrimonio ottiene cosi i diritti e i doveri, sia legali sia religiosi.

La stessa cosa succede in Italia, quando si trascrivere un matrimonio in comune.

Già questo dovrebbe far capire che la quasi totalità dei matrimoni fatti nei centri islamici, non preceduti da quello svolto in comune o dalle pubblicazioni di rito, non hanno una validità effettiva, poiché il matrimonio islamico è un contratto vero e proprio tra le parti, dove vengono specificate alcune voci, che le parti vogliono sottolineare. Infatti un contratto di solo “Moschea” non ha valore in eventuali cause di separazione o altre controversie, rendendo cosi la donna vittima due volte, poiché convinta nella bontà dell’azione seguita.

Basterebbe veramente poco, fare il matrimonio civile presso lo stato civile italiano oppure far vedere che c’è la volontà di sposarsi tramite le pubblicazioni, e in seguito fatto quest'atto dovuto a tutela delle parti e della legge, celebrare il matrimonio in Moschea.

Naturalmente tutto questo non è detto da questi personaggi, vuoi per ignoranza, poiché hanno scarsissima conoscenza della dottrina musulmana, oppure essendo in malafede, perché, perderebbero probabilmente, la loro supremazia effimera sulla comunità.

La cosa più grave è che questi personaggi si presentano sia come imam delle comunità, sia come guida spirituale della stessa, non assolvono ai loro compiti, cioè essere pronti a ricevere ogni musulmano, che ha bisogno di risolvere ogni sua esigenza.

In verità, questi personaggi, si fregiano del termine guida spirituale o rappresentante della comunità musulmana, solo quando devono apparire sui media, quando sono chiamati a essere al fianco delle autorità italiane; se c'è da guadagnare si muovono, se invece c'è da mettersi contro qualcuno della comunità straniera, spesso un loro connazionale e spesso nei casi di matrimonio misti, si tirano indietro.

Com'è accaduto a Catania, dove un certo signore, un tale Mufid che, alla richiesta di una sorella italiana di essere aiutata per un caso di divorzio, si è sentita rispondere: 'Mi spiace, sorella, ma io sono un imam per hobby, non posso fare nulla, non sono all'altezza di fare nulla!'.


Certo, che per essere un imam per hobby, il signore dice di rappresentare la comunità, ne è il portavoce, celebra le preghiere delle feste e perfino i matrimoni. Mi chiedo 'Sei un imam per hobby solo quando ti conviene?'

Ho cercato personalmente di prendere contatto con il fratello, per avere spiegazioni, ma appena ha capito quale fosse l'argomento delle delucidazioni, sono stato aggredito al telefono e non mi è stata data la possibilità di avere un pacifico confronto, in modo da trovare una soluzione per la sorella.

Mi chiedo, ancora, se uno che dice di rappresentare la comunità, può rifiutare una spiegazione su un tema cosi difficile, e mi chiedo se questo sedicente imam di Catania lo è per 'hobby' o è una effettiva guida spirituale? E se lo è, dove sono le sue credenziali?

Io, da musulmano e da presidente di ANMI, sono indignato per il trattamento riservato alla ragazza italiana(non mi meraviglio che questi falsi imam siano anche invitati da altri e parlino di integrazione femminile); sono arrabbiato che questi giocano con la fede dei musulmani(in questo caso con quelli di Catania); e sono veramente deluso da queste persone che mostrano tutto quello che non è il comportamento che deve tenere un musulmano davanti agli occhi di chi ci guarda.

Chiedo alla comunità di Catania di fare luce su questo personaggio, e se vuole avere come guida, o un imam che fa questo solo per hobby.

Chiedo, anche a tutta la comunità di finirla con il difendere a tutti i costi, le malefatte dei compatrioti, a discapito delle donne italiane e degli italiani in generale, ricordo che viviamo in Italia, non in latri luoghi al di là del mare".

CS su gravi fatti di violenza su bambini







Da poco è accaduto qualcosa veramente incresciosa che non merita nessuna giustificazioone, per coloro che si sono permessi di picchiare a Pisa, ragazzini che si trovavano nei centri islamici a imparare versetti del Sacro Corano.

ANMI condanna tale vile atto e non da nessuna scusa a questi personaggi per trovare una giustificazione a tale gesto.

DICHIARAZIONI DEL PRESIDENTE RESPONSABILE
Raffaello "Yazan" Villani:

Da presidente di un'associazione musulmana, non riesco a capacitarmi come possano svilupparsi alcune notizie all'interno della mia comunità.

Ne leggo troppe purtroppo, e ogni volta cerco di capirne il motivo e di trovare un appiglio di logica per avere un quadro sull'accaduto.

Ma spesso non lo trovo, e andando oltre l'esasperazione dei media che è troppo spesso usata contro l'Islam, anch'io provo ribrezzo e sdegno per certe opere, compiute da chi dovrebbe essere d'esempio per l'intera comunità e anche per chi c'è intorno.

Abbiamo noi di ANMI, in un anno di attività, portato alla luce e confermato alcuni fatti incresciosi d'imam che, oltre ad auto eleggersi per questo ruolo, non avendone le capacità teologiche, compiono azioni veramente atroci. Oltre a imbrogliare chi cerca di fare elemosina, oltre a molestare donne con la scusa di preghiere rituali, adesso questi fantomatici ed esaltati personaggi, osano toccare gli angeli che camminano sulla terra, i figli prediletti, il futuro della generazione e della società, chi sarà la vita in questo mondo: i bambini.

Ecco a questi, che io non definirei certo uomini, spetta una punizione dura. Molto più rispetto ad altri reati: primo perché i bambini non si toccano e questo è detto ben specificatamente in tutti i libri di fede e in tutti i libri di teologia e dottrina, che non riguardano solo l'Islam. Secondo perché questi, che non definisco, stavano esercitando uno dei mestieri più antichi, difficili e allo stesso tempo più belli e affascinanti del mondo, quello dell'educatore insegnante. Lo faceva il nostro Profeta, e lo esercitava con amore gioia e abnegazione. Terzo perché questi, dovrebbero essere l'interfaccia con il mondo che ci circonda, e non possono assolutamente commettere queste atrocità, perché per una cosa del genere, tutti noi veniamo messi al pubblico arbitrio, e se ci va bene bistrattati. Ed io mi sono stancato, di sentire parole che infangano, distruggono e rovinano la mia religione, dopo anni di sacrificio e di tempo di noi gente per bene che spendiamo volentieri per far conoscere cosa è l'Islam.

Sono stanco di questi esseri, e meritano di sicuro una dura ed esemplare punizione in questa vita. E statene pur certi, voi non musulmani che leggete, che questo non è lontanamente Islam.

Io condanno anche chi sapeva e non ha detto nulla, con la scusa di non far trapelare fuori ciò che accade nella comunità. Che cosa siamo, mafiosi che abbiano l'ordine dell'omertà?

Riflettiamo noi musulmani su questo mio ultimo pensiero, e dico a voi, italiani che, a ragione a volte, vi fate i concetti errati sull'Islam, di ascoltare chi come voi vive in Italia e si comporta da italiano, vive da italiano e pensa da italiano. Noi siamo italiani in tutto e nel modo di fare e pensare, abbiamo lo stesso Dio che avete voi, ma lo adoriamo con orazioni diverse. Tutto qui.