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Le Donne Musulmane



L’Immaginario comune dei nostri paesi vuole che solo la donna occidentale, sia l’unica ad aver ottenuto la piena emancipazione in tutti i settori della società, rispetto a tutte le altre donne del resto del mondo, specialmente rispetto alla donna musulmana. Immaginario che continua a ripetere come un mantra, che in paesi, di religione musulmana, la donna sia soggiogata e chiusa nelle quattro mura domestiche, al servizio del fantomatico uomo padrone.
Esporta la sua idea, in ogni angolo del mondo, che solo la donna occidentale e, soprattutto quella non credente sia libera da ogni costrizione e obbligo verso l’uomo padrone, accusando in particolar modo, di maschilismo, il mondo musulmano.
Non sapendo che nel corso del tempo, le donne musulmane, hanno avuto un’importanza fondamentale nella crescita della società, avendo una rilevanza alla pari e se non superiore agli uomini e riuscendo a essere promotrici di cultura, politica e socializzazione.
Sono state fondamentali quando le donne dell’occidente erano costrette a nascondersi perché cacciate di stregoneria, sono state fondamentali quando sempre nel moderno e avanzato occidente, erano rilegate a essere semplici dame di compagnia, a essere decisive nelle scelte politiche e di governo del proprio paese, dall’inizio sino ai giorni nostri: come la pakistana Benazir Bhutto, che fu eletto primo ministro all’età di 35 anni. Governò il duo popoloso paese negli anni dal 1988 al 1996.
Le bengalesi Khaleda Zia, e Shaykh Hasima Wajed, due donne primo ministro dello stesso paese, la prima ben due volte, negli anni novanta e nei primi del duemila, la seconda, primo ministro durante il primo decennio del secondo millennio. Essa è considerata tra le prime donne più potenti al mondo, e ricopre un ruolo importante nel Council of Women World Leaders.
In Indonesia, che è la nazione più popolosa a maggioranza musulmana, con il primo ministro Megawati Sukarnoputri dal 2001 al 2004, ora presidente del partito democratico indonesiano.
Roza Isakovna Otunbayeva presidente del Kirghizistan dal 2010 al 2011. In precedenza fu ministro degli Esteri e capo del parlamento per il partito socialdemocratico del suo paese.
Anche in Africa, le donne musulmane hanno lasciato traccia alla guida dei loro paesi: Aminata Touré, primo ministro del Senegal dal 2013 al 2014, e Cissé Mariam Kaïdama Sidibé, primo ministro del Mali dal 2011 al 2012.
In Turchia, con Tansu Çiller, nata a Istanbul, laureata nella sua terra e in due università statunitensi, tra cui Yale, fu primo ministro dal 1993 al 1996, continuando poi come deputata per altri anni. Anche lei fa parte del Council of Women World Leaders.
E sempre di origini turche, ma a Cipro Sibel Siber ha prestato servizio come primo ministro della Repubblica Turca di Cipro del Nord dal 2013 al 2015.
Anche in Europa ci sono state donne politiche musulmane d’importante rilevanza: Atifete Jahjaga, terzo presidente dal 2011 al 2016 del Kosovo, e Sayeeda Warsi, prima donna ministro musulmana a sedere nel governo inglese. Essa fece scalpore quando si dimise per la posizione poco convincente assunta da Londra sul conflitto di Gaza del 2014.
E non solo nei paesi musulmani le donne di fede coranica hanno ricoperto questa figura importante, in nazioni come le Mauritius e come Singapore, rispettivamente Amenah Gurib e Halima Yacob, hanno avuto il compito di svolgere il capo del loro stato.
Nell’antichità, quando il medio evo declassificava la donna in Europa, in Asia, a nuova Delhi dal 1205 al 1240, una donna fu sultano: Raziyya. Essa volle essere chiamata Sultano e non con il termine al femminile, che la sminuiva, e in particolare lei vestiva maschile per rafforzare il suo dominio sulla corte e sul popolo.
Fondò scuole, accademie, centri di ricerca e biblioteche pubbliche.
Donne, che in politica, hanno avuto il posto più alto di rappresentanza e comando, svolgendolo al pari se non meglio dei colleghi uomini, com’è sempre stato tra i musulmani. Donne che di sicuro non hanno nulla da imparare dall’immaginario occidentale che le vuole chiuse in casa e agli ordini degli uomini. Donne che hanno avuto potere, in paesi non occidentali e musulmani, prima che in quei paesi dove l’immaginario comune non è riuscito ancora a esprimere un presidente o un primo ministro donna.
Nel Corano, con due versetti specifici, la donna non è creata dall’uomo ma, insieme con esso.
Non c’è nessun musulmano che segue il suo credo che possa pensare il contrario. Dai tempi in cui la società musulmana, iniziava a formarsi le donne scandivano la vita, i modi e l’importanza del presente.
Il primo martire fu una donna: Sumayyah bint Khayyat, non un uomo come spesso accade nei racconti di avvenimenti dell’occidente, e la prima donna che poteva dare conferma delle parole e quindi delle leggi musulmane fu la moglie del Profeta, Dio lo abbia in gloria, Aisha bint Abu Bakr. Come la prima credente fu Khadija bint Khuwaylid, la prima moglie di Muhammad, Dio lo benedica.
E non solo all’alba della nascita dell’Islam, in seguito, riscontriamo sempre la figura femminile in fasi cruciali e importanti. Durante il regno degli Abassidi, furono istituiti gli harem, che non sono quello che normalmente si pensa, ma luoghi ove le donne dei potenti, della famiglia e dell’entourage dei governanti si ritrovavano per discutere e dare consigli decisivi, sulla guida sia politica sia fisica dell’impero musulmano.
Esempio di rispetto della legge e attaccamento alle osservanze fu Nusayba Ka’b bint Al-Ansariyah, uno dei primi avvocati per i diritti delle donne musulmane. Lei chiese a Muhammad, che Dio lo benedica: “Perché Dio si rivolge solo agli uomini nel Corano?”, suscitando scalpore nei fedeli, tranne che nel Profeta, che dopo aver scambiato opinioni con lei, ricevette la rivelazione di alcuni versetti che affermavano l’uguaglianza delle donne con gli uomini.
E nella scienza e cultura, dai tempi passati ai giorni nostri, le musulmane sono state sempre innovatrici e portatrici di sapienza: la prima università al modo, fu pensata, creata e gestita da Fatima al-Fihri. Investi tutto il suo denaro per un’opera di bene per la comunità: la moschea Al Qarawiyyin, che si trasformò in Università nell’859. E prima di lei poetesse, studiose e mistiche: Rab’ia al-Adawiyya, iraqena dell’ottavo secolo, che approfondì da mistica il concetto di “Divino amore” verso Dio l’altissimo. Era nata schiava, e una notte, chi ne aveva la proprietà, vide una luce intensa sopra la sua testa senza essere mantenuta da qualcuno o qualcosa, mentre lei faceva la preghiera. A quella visione la rese libera.
Celebre è la risposta che lei dava a chi la vedeva camminare per strada con un secchio d’acqua in una mano e una candela nell’altra: “Voglio dare fuoco al cielo con questa fiamma e spegnere il fuoco dell’inferno con questa acqua, in modo che le persone cessino di adorare Dio per paura dell’inferno o per tentazione del cielo. Bisogna amare Dio perché Dio è amore “.
O la nigeriana principessa Nana Asma’u (1793-1864), poeta e insegnante. Parlava correntemente arabo, fulfulde, hausa e amache, era esperta in testi e opere in arabo, greco e latino classico. Nel 1830, formò con altre donne insegnanti, un gruppo che viaggiava in tutta la regione per educare le donne che non potevano permettersi gli studi. Ancora oggi è un punto di riferimento per le donne africane.
Non dimenticarsi di Shirin Ebadi, iraniana. Fu Capo della Giustizia del suo paese e premiata con il Premio Nobel per la Pace nel 2003, la prima donna musulmana a ricevere tale premio. Anche Maryam Mirzakhani, matematica iraniana, ricevette la Medaglia Fields nel 2014 per i suoi studi, prima donna in assoluto a ricevere questo premio.
Anche nello spazio le donne musulmane si sono fatte valere: Anousheh Ansari, statunitense, nel 2006, divenne la prima di fede musulmana nello spazio.
Grandi esempi di come l’Islam è la legge della pari opportunità e uguaglianza tra tutti. Esempi di donne che si sono fatte conoscere, per la loro bravura, per il loro sforzo di essere all’altezza dell’impegno preso, cercando di portarlo a termine nel migliore dei modi. Esempi di grandi donne, che sono supportate e circondate da tante altre donne musulmane che compiono il loro dovere impegnandosi al meglio, giorno dopo giorno lontane dai riflettori, avendo spesso anche una famiglia da portare avanti.

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