Nella nostra
quotidiana opera di aiuto per la comunità musulmana, ad ANMI è giunta
l’ennesima situazione molto sgradevole da gestire, per la comunità musulmana italiana. Situazioni che purtroppo avvengono
troppo spesso: imam che si autodefiniscono e si autocelebrano come tali, che
rifiutano di aiutare sorelle italiane in estrema difficoltà ,per divorziare da
arabi spesso compiacenti (se non complici) di questi imam fai da te. La cosa
grave è stata che questo sedicente imam, ha detto alla sorella italiana, la
quale si era recata per aiuto e conforto: "Io sono imam per hobby in questo centro islamico, quindi non posso
fare ciò che mi chiedi".
ANMI resta
ferma sul fatto di dover assolutamente disciplinare queste figure e questi
matrimoni con un accordo dello stato, per far si che non si ripetano più
situazioni sgradevoli, e che ci sia tutela per tutte le parti.
DICHIARAZIONI DEL PRESIDENTE
Raffaello Yazan Villani:
“ Da qualche giorno, una nostra associata, mi ha portato a conoscenza di
un caso, purtroppo molto frequente, di una ragazza italiana musulmana, che
cerca di risolvere un problema di divorzio con il marito avuto in precedenza.
Questo
contratto di matrimonio è stato stipulato nel Centro Islamico di Catania, da
una persona che si dichiara imam di tale centro.
Ho il
dovere di spiegare che, tutti questi matrimoni per la legge musulmana non sono
totalmente validi.
Le ragioni:
una di queste è che questi personaggi non sono imam, ossia non hanno nessuna
qualifica per esserlo (più del 90% in Italia), e soprattutto non sono 'Qadhi',
ossia figure giuridiche preposte al ruolo di sentenziare sui contratti di
matrimonio,secondo il diritto musulmano;
La più
importante è che questi contratti di matrimonio non possono essere resi validi,
in un paese come l'Italia, poiché nessuna autorità legislativa li ha resi
conformi alla shari'ah.
Significa che in ogni paese musulmano, questi contratti hanno valore sia
civile sia religioso, e sono registrati negli uffici preposti del governo, e il
matrimonio ottiene cosi i diritti e i doveri, sia legali sia religiosi.
La stessa
cosa succede in Italia, quando si trascrivere un matrimonio in comune.
Già questo
dovrebbe far capire che la quasi
totalità dei matrimoni fatti nei centri islamici, non preceduti da quello
svolto in comune o dalle pubblicazioni di rito, non hanno una validità
effettiva, poiché il matrimonio islamico è un contratto vero e proprio tra le
parti, dove vengono specificate alcune voci, che le parti vogliono
sottolineare. Infatti un contratto di solo “Moschea” non ha valore in eventuali
cause di separazione o altre controversie, rendendo cosi la donna vittima due
volte, poiché convinta nella bontà dell’azione
seguita.
Basterebbe
veramente poco, fare il matrimonio civile presso lo stato civile italiano
oppure far vedere che c’è la volontà di sposarsi tramite le pubblicazioni, e in
seguito fatto quest'atto dovuto a tutela delle parti e della legge, celebrare
il matrimonio in Moschea.
Naturalmente
tutto questo non è detto da questi personaggi, vuoi per ignoranza, poiché hanno
scarsissima conoscenza della dottrina musulmana, oppure essendo in malafede, perché,
perderebbero probabilmente, la loro supremazia effimera sulla comunità.
La cosa
più grave è che questi personaggi si presentano sia come imam delle comunità,
sia come guida spirituale della stessa, non assolvono ai loro compiti, cioè
essere pronti a ricevere ogni musulmano, che ha bisogno di risolvere ogni sua esigenza.
In verità,
questi personaggi, si fregiano del termine guida spirituale o rappresentante
della comunità musulmana, solo quando devono apparire sui media, quando sono
chiamati a essere al fianco delle autorità italiane; se c'è da guadagnare si
muovono, se invece c'è da mettersi contro qualcuno della comunità straniera,
spesso un loro connazionale e spesso nei casi di matrimonio misti, si tirano
indietro.
Com'è accaduto
a Catania, dove un certo signore, un tale Mufid che, alla richiesta di una
sorella italiana di essere aiutata per un caso di divorzio, si è sentita
rispondere: 'Mi spiace, sorella, ma io sono un imam per hobby, non posso fare
nulla, non sono all'altezza di fare nulla!'.
Certo, che per
essere un imam per hobby, il signore dice di rappresentare la comunità, ne è il
portavoce, celebra le preghiere delle feste e perfino i matrimoni. Mi chiedo
'Sei un imam per hobby solo quando ti conviene?'
Ho cercato
personalmente di prendere contatto con il fratello, per avere spiegazioni, ma
appena ha capito quale fosse l'argomento delle delucidazioni, sono stato
aggredito al telefono e non mi è stata data la
possibilità di avere un pacifico confronto, in modo da trovare una soluzione per la sorella.
Mi chiedo,
ancora, se uno che dice di rappresentare la comunità, può rifiutare una
spiegazione su un tema cosi difficile, e mi chiedo se questo sedicente imam di
Catania lo è per 'hobby' o è una effettiva guida spirituale? E se lo è, dove
sono le sue credenziali?
Io, da
musulmano e da presidente di ANMI, sono indignato per il trattamento riservato
alla ragazza italiana(non mi meraviglio che questi falsi imam siano anche
invitati da altri e parlino di integrazione femminile); sono arrabbiato che
questi giocano con la fede dei musulmani(in questo caso con quelli di Catania);
e sono veramente deluso da queste persone che mostrano tutto quello che non è
il comportamento che deve tenere un musulmano davanti agli occhi di chi ci guarda.
Chiedo alla
comunità di Catania di fare luce su questo personaggio, e se vuole avere come
guida, o un imam che fa questo solo per hobby.
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