Dalla Treccani si ha questa definizione della Censura:
<< Esame, da parte
dell’autorità, degli scritti o giornali da stamparsi, dei manifesti o avvisi da
affiggere in pubblico, delle opere teatrali o pellicole da rappresentare e
simili, che ha lo scopo di permetterne o vietarne la pubblicazione,
l’affissione, la rappresentazione, ecc., secondo che rispondano o no alle leggi
o ad altre prescrizioni.
Controllo che esercita in
periodo di guerra (e, in qualche nazione o in determinate contingenze, anche in
tempo di pace) l’autorità politica e o militare, sulla corrispondenza
proveniente dall’estero o da zone militari, o ivi diretta, e anche sulla
corrispondenza fra privati in genere all'interno dello stato, per impedire lo
spionaggio o la diffusione di notizie militari o depressive del morale delle
truppe e della popolazione civile, quando non sia addirittura rivolto (come
avviene in paesi a regime totalitario) a reprimere la libera espressione e
circolazione delle idee. >>
Questa è una delle tante
definizioni che si hanno di questa parola. Come si nota è una coercizione della
libertà dell'essere umano e come tale, per definizione, la censura non è un'azione
consona a uno stato democratico. Sempre che lo stato lo sia non solo in modo
apparente.
Qualunque cosa sia scritta o
detta vi è sempre il diritto di scriverla e dirla, e questo è un principio di
libertà e della circolazione libera delle idee, sancito da tutti i trattati
esistenti al mondo che siano rispettosi della parola “libertà”.
Naturalmente, per
contrappeso, ci deve essere la responsabilità di ciò che si dice e si scrive, e
questa dovrà essere accettata, proprio per far rispettare il principio sopra
ascritto.
Non dovrà esserci però, oltre
al controllo, neanche l'intimidazione di ciò che si dice e si scrive in base ad
un concetto d'idea/fede/criterio che sia consono solo a una parte di porzione
dei lettori e o ascoltatori, il quale, possono considerarla offensiva.
Se, per scelta di criterio è
considerato ciò che si scrive e si dice tale, solo per una parte degli
avventori, bisogna che, anche le altre parti rappresentate da altri avventori, abbiano
lo stesso diritto di trattamento.
Questo sta a considerare che
ogni azione fatta verso un porzione della società, deve essere compiuta in
egual misura verso le altre parti della società, senza nessuna pendenza favorevole
in una o l'altra.
Tale azione non può essere
unicamente diretta verso un censurato lasciando il censurando libero di dire e
scrivere in tono contrario ciò che il censurato ha enunciato verso una parte
della società: in tal caso non si può parlare più di democrazia ma, come meglio
definita un secolo fa, plutocrazia della "elite" predominante sulle
altre.
Fare attenzione a non
sottostare a queste subdole direttive, che silenziosamente mirano ad azzittire
la voce discorde a favore della maggioranza tenuta silenziosa, per non incorre
nel far svegliare il torpore intellettuale e ideologico che può smuovere le
montagne.
La vera democrazia non
censura, la vera democrazia lascia liberi di prendersi la propria
responsabilità in egual misura di ognuno senza distinzione di casta, ricchezza,
religione e ideologia.
Nessun commento:
Posta un commento